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Riffblast: tra sacro e meraviglia



RIFFBLAST:

TRA SACRO E MERAVIGLIA

A Bologna li chiamano “solfanai”. Personaggi provenienti dal tempo lontano in cui i fiammiferi non esistevano ancora per la distribuzione di massa, passavano di casa in casa a vendere cerini fabbricati con una bacchetta di legno impregnata di zolfo, a bordo di biciclette rimaneggiate con rimorchi di fortuna. 

Quando non riuscirono più a vendere gli zolfanelli, cominciarono a barattarli con tutte quelle cose che non servivano più: pelli e ossa di animali, pezzi di ricambio, vecchie stoviglie, carabattole, soprammobili e, in qualche caso, quadri antichi, di quelli ricevuti in regalo o in eredità, retaggi di dubbi gusti, o semplicemente “passati di moda”. 

Ma i solfanai avevano l’arte di accomodare e allestire gli oggetti in modo unico e meraviglioso, regalando a tutti una seconda possibilità.​​​​​​​

“Mio nonno era uno di loro” esordisce Riffblast, nome d’arte di Matteo Benassi, quando gli chiedo come ha cominciato a fare arte. 

“Dal suo lavoro di una vita di accumulo, io, che sono cresciuto a casa dei nonni, ho iniziato a collezionare per me oggetti e immagini sacre – che erano praticamente ovunque –, cornici, e riproduzioni di opere d’arte, tutti accomunati dall’iconografia religiosa

Poi, ho iniziato a disegnarci sopra, quindi a vendere le mie opere, anche se non mi definisco ancora un artista, ma piuttosto un creativo”.
In&Out Tetsuo
C’è differenza?

Sì, ritengo che il percorso sia ancora lungo; io ho cominciato con i pennarelli, e solo da poco sto passando ai pennelli
La chiave sta nel cercare di porre più coscienza in quello che faccio, attribuendo alle opere un significato che vada oltre l’estetica e che sia legato ai miei stati d’animo e alle situazioni che vivo; pensa che normalmente le persone non mi chiedono nemmeno informazioni sull’opera, la comprano e basta.

Certo, si tratta di opere che hanno un forte impatto estetico, ma a mio avviso anche emotivo: nel nostro retaggio culturale l’iconografia sacra è così radicata che non possiamo non esserne attratti, soprattutto se customizzata con la sovrapposizione di altre immagini pop in cui inevitabilmente ci riconosciamo, come i personaggi di fumetti e cartoni animati e loghi e icone contemporanee. Penso che questo sia universale, giusto?

In Italia sicuramente, all’estero ho avuto risposte differenti: circa 5-6 anni fa lasciai tutto per dedicarmi all’arte e intrapresi una sorta di “tour europeo” per proporre i miei pezzi in vari paesi. ​​​​​​​​​​​​​​
Finally found my guide animal

Quello che in Italia andava a ruba, e strappava un sorriso anche ai più bacchettoni, in altri stati lasciava indifferenti, addirittura in Spagna mi hanno considerato blasfemo, anche se cerco di non offendere mai nessuno. 

Invece ho avuto successo negli USA, dove lavoro con alcune gallerie d’arte, sentendomi quasi in famiglia; gli americani, come gli italiani, hanno questo attaccamento forte alle immagini religiose, ma sono disposti a ironizzare e a non prendere tutto sul serio. A loro la mia arte arriva.

Mc Jesus
Ci racconti qualcosa in più sulla tua pratica artistica?

Leggevo qualche tempo fa un articolo su Quentin Tarantino, che non si definisce bravo a inventare, ma a “reinventare”: questo è quello che faccio io, cogliendo una posa o un gesto presente in un’immagine già esistente e reinterpretandolo

Quando il lavoro è finito potrebbe sembrare scontato – vedi il Gesù del Sacro Cuore che ti porge le patatine di McDonald – ma in realtà non lo è, perché nessuno ci avrebbe pensato se non l’avesse visto realizzato.

Propongo un’arte che io stesso chiamo “pre-cooked made”, perché tutto ciò che succederà nel mio intervento io lo intravedo già in quella gestualità drammatica che tutte le immagini sacre hanno, è la posa stessa dei soggetti a suggerirmi come reinterpretarli.

A livello tecnico, la base è sempre la cromolitografia, un particolare processo di stampa che veniva utilizzato soprattutto per i santini, poi ci disegno o dipingo sopra. Ultimamente sto facendo anche esperimenti con le resine e altri materiali. Infine, valorizzo l’opera con una cornice antica, molto spesso originale.

                   The rubbit of Seville                                                                        Gene in a bottle
Quindi anche le cromolitografie che tu reinventi sono tutte originali?

Sì, la maggior parte delle immagini che raccolgo sono dell’Ottocento o dei primi del Novecento, epoche in cui Sacre Famiglie, Madonne, Sacri Cuori e Santi hanno avuto un vero e proprio boom in Italia e in Europa, soprattutto nell’area tedesca. 

Negli USA invece, l’iconografia sacra è più contemporanea, si è diffusa dopo il modernismo negli anni ’40-’50, quindi posso trovare un Gesù americano che sembra uscito da un fumetto della Marvel!​​​​​​​
Tratto da "Fritz the cat", Ralph Bakshi
Lo stupore è un ingrediente fondamentale nella tua arte, soprattutto nel tuo intervento, ma anche nell’iconografia religiosa in generale. Ti ispiri mai alle storie dei santi?

Ho cominciato a leggerle e a studiarle, e ho scoperto cose assurde; le racconto alle “sciure”, che quando si avvicinano ai miei lavori potrebbero storcere il naso. Invece, quando si accorgono che conosco ciò che reinterpreto, si ammorbidiscono e lo apprezzano. Le mie ispirazioni arrivano però proprio dai gesti e dalle posizioni dei soggetti, più che dalle loro storie.

Lavori da casa o hai bisogno di un altro spazio, come uno studio o un laboratorio?

Guarda, ho provato per due volte, a distanza di un paio d’anni l’una dall’altra, ad avere uno studio indipendente, seguendo consigli che si sono rivelati sbagliati: in entrambi i casi, dopo poco tempo, sono tornato a lavorare da casa

Sono piuttosto diligente nel mantenere la concentrazione su quello che sto facendo, e ho la fortuna di abitare in campagna fuori Bologna, in un ambiente ampio che mi permette già di avere intorno tutto ciò di cui ho bisogno: anche se ultimamente mi sto concentrando sui piccoli formati, ho sempre lavorato a pezzi grandi senza problemi di spazio.​​​​​​​
Rock of Ages
Un desiderio nascosto?

“Rock of Ages”, il quadro sopra il letto dei miei nonni, ma quello è un regalo di nozze, è intoccabile!

Che cos’è per te la meraviglia?

Meraviglia è quando trovo un’immagine sacra, come un turista che va al mare e trova la calamita da portarsi a casa.​​​​​​​
Scritto daCamilla Nacci
Editor: Angela Nardelli
Artista: Riffblast

Instagram artistahttps://bit.ly/3bMz8xf
Riffblast: tra sacro e meraviglia
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