Luca Carboni | Sputnik (unused artwork)

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“Sputnik” rappresenta l’estremizzazione del percorso intrapreso col precedente disco, “Pop-Up” (2015): escludendo ogni strumento acustico in favore dei synth, il tredicesimo album in studio di Luca Carboni ha un sound contemporaneo e vintage ('80) al tempo stesso.

Sono cresciuto durante la guerra fredda. Nella gara tecnologica fra russi e americani lo Sputnik aveva una forma affascinante, diversa da quella fallica dei missili, tondo come un disco o come la palla con cui giochi da bambino. Yuri Gagarin - primo uomo nello spazio - diceva che la Terra vista da lassù era bellissima. Questo disco è la mia vita vista dall'alto.

Л. Карбони

Per consentire agli ascoltatori di seguire Luca in questo suo viaggio, ho concepito la veste grafica come una tuta spaziale d’ispirazione sovietica. Compiendo ricerche, ho appreso l’importanza degli stemmi cuciti sulle tute: non semplici decorazioni ma veri e propri elementi di branding. Due fra le patch primarie identificano missione e astronauta.

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Le indicazioni fornite da Luca riguardo l’illustrazione principale della cover sono state fondamentali per costruire lo stemma: ogni sua componente rappresenta elementi rintracciabili nei testi di “Sputnik”. Il resto è venuto da sé.

Non era il caso di limitarsi ad un’esecuzione puramente digitale. Tutto è stato progettato, cucito, assemblato, fotografato e infine stampato.

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Спутник | Termine che in russo significa propr. "compagno di viaggio" e poi "satellite", e che è stato il nome dei primi dieci satelliti artificiali terrestri sovietici, ma si è diffuso a livello internazionale per indicare genericam. anche i successivi satelliti artificiali che furono messi in orbita dall’Unione Sovietica (essendo allora usato come nome comune).

Il primo della serie, che è stato anche il primo della storia dell’astronautica, fu lanciato il 4 ottobre 1957, su un’orbita con perigeo di 227 km, apogeo di 947 km, inclinazione 65.1°, periodo di rivoluzione 96.2 minuti.

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