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Animo a brandelli

Era una notte oscura e uggiosa. Seduta su uno sgabello, in un angolo al buio, in quel bar pieno di gente s’incantò sul bicchiere del suo amante. Lui parlava con altre persone e lei con la musica che le penetrava i timpani non pensava a nulla e mentre si perdeva in quella sinfonia a malapena si accorse che accanto al suo uomo vi era un'altra donna a prendere il suo posto. Lei non era stupida, solo stanca di essere l’unica a lottare per entrambi, per un’unione immaginaria impressa nella sua sola mente.
Si sentiva in una vasca piena di squali, osservava la preda da lontano desiderandola più di ogni altro pesce all’interno dell’oceano. Ma le cose cambiano, la vittima diventa il carnefice, e questo allo squalo piaceva. 
Tutto ciò tormentava la mente della giovane donna, che piano piano, chiusa fra i suoi mille pensieri tenuti per sé, non controllò più la sua gelosia che esplose in maniera eclatante proprio quella sera. 
Erano li, due donne che bramavano lo stesso uomo. Quando lei prese un coltello e tagliò il viso dell’altra donna da zigomo a zigomo. La parte inferiore del viso si scollò dalle ossa e con le sue esili dita prese la parte superiore tirando e squarciandole la pelle dall’osso del cranio. Si udì un urlo a squarciagola, era l’altra donna che si guardava allo specchio vedendo la carne penzolare dal suo bel viso e quei capelli rosso fuoco ormai strappati. Lei immobile la guardava disperarsi: non una parola, non una smorfia sul suo viso. 
Tornò al mondo reale. La sua vita era tutta un’allucinazione, forse ricordi di un tempo ormai passato. Era soltanto un cervello in un barattolo pieno di uno strano liquido e quell’uomo uno scienziato che la studiava mandandole dei messaggi tramite un computer collegato con dei cavi alle sinapsi. 
Quel cervello apparteneva alla detenuta n° 58727, condannata per omicidio premeditato di primo grado il 12 agosto 2015. Uccise una donna, dai capelli rossi, a sangue freddo. Non aveva precedenti di nessun genere, la fedina penale era limpida. 
Tutto successe da un giorno all’altro, e lei si ritrovò rinchiusa in un ospedale psichiatrico a scontare una condanna a vita, finchè una sera decise di legare insieme delle lenzuola e scappare dalla sua stanza situata al quinto piano dell’ospedale. I nodi non ressero il peso e quando gli infermieri corsero fuori la trovarono a terra con l’osso del collo spezzato. Il cervello inspiegabilmente rimase illeso e visto che non vi era nessun parente decisero di donarlo alla scienza. 
Una sera, in quel laboratorio, si festeggiavano degli ottimi risultati e tra un bicchiere di vino e una risata, lo scienziato fece cadere al suolo il barattolo contenente il cervello e da quel momento per la giovane donna fu tutto buio. 
Animo a brandelli
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