Gli esseri umani sono arrivati all’impressionante cifra di 7 miliardi. Una cifra a nove zeri, difficile da immaginare se non come una serie di numeri astratti. Come quelli sulle stime dell’energia utilizzata ogni giorno da questa enorme, pesante massa brulicante di umanità, che occupa sempre più spazio, che consuma sempre più risorse, che mangia sempre di più e che, alla fine, produce sempre più rifiuti. Leggendoli ponendo una minima attenzione, non si può fare a meno di pensare che ci siamo dirigendo a passo fiero e spedito verso un suicidio globale.
Uno dei fattori che dovrebbe maggiormente preoccupare è, l’inquinamento, un argomento ampiamente dibattuto ormai da anni, da alcuni temuto, da altri semplicemente ignorato. Il problema è che c’è talmente tanto inquinamento che in alcune zone degli Oceani che si sono andate formando cinque isole di rifiuti galleggianti che ruotano pigramente su loro stesse, crescendo giorno dopo giorno. Ce ne sono due nel Pacifico, due nell’Atlantico e una nell’Oceano Indiano: sono chiamate “Trash Vortex”, i vortici di spazzatura, e sono composte per il 90% di plastica, un materiale mai completamente biodegradabile.
Uno dei fattori che dovrebbe maggiormente preoccupare è, l’inquinamento, un argomento ampiamente dibattuto ormai da anni, da alcuni temuto, da altri semplicemente ignorato. Il problema è che c’è talmente tanto inquinamento che in alcune zone degli Oceani che si sono andate formando cinque isole di rifiuti galleggianti che ruotano pigramente su loro stesse, crescendo giorno dopo giorno. Ce ne sono due nel Pacifico, due nell’Atlantico e una nell’Oceano Indiano: sono chiamate “Trash Vortex”, i vortici di spazzatura, e sono composte per il 90% di plastica, un materiale mai completamente biodegradabile.
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