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DA COSA NASCE COSA: visioni e suggestioni dalla golena

ALCUNI STRUMENTI UTILI: TIME-LAPSE di Google Earth

PRIMA ESPLORAZIONE
"Oggi cercherò di prendere confidenza con questo luogo: ho iniziato a raccogliere foglie, di ogni tipo, fiori non ce ne sono molti. Mi piacerebbe classificarli, conoscere i loro nomi, le loro particolarità."​​​​​​​
Il mio passo è nervoso, attento, schivo. Vorrei avanzare tra le sterpaglie per vedere meglio il fiume, ma la paura è più forte. Come si dice...un passo per volta"

SECONDA ESPLORAZIONE
Oggi ho deciso di venire in golena appena dopo il lavoro, magari la stanchezza mi aiuta a lasciarmi andare. Il caldo e l'umidità danno la nausea, si soffoca. Siamo ad una settimana dall’alluvione in Emilia Romagna. Non ha più piovuto. Uno sguardo ai due segni sul muro e vado verso il fiume: sembra ancora più grande rispetto alla volta scorsa. In realtà si è già abbassato almeno di un metro Questa volta i passi sono molto più rilassati cerco di ricevere percepire tutti i suoni che arrivano dal pioppeto dall'erba e nel fiume Cerco di camminare piano come per far scomparire il suono dei miei passi in mezzo a quello degli uccelli
Scopro che in realtà il fiume si è già ritirato di almeno un metro, il segno sull’albero si è abbassato. Mi stupisco di quanto il nostro sguardo sia ingannabile. Basta un pensiero.
"Passi storti, lenti, un po' confusi. Forse immaginavo di essere altrove."

TERZA ESPLORAZIONE
Oggi ho un obiettivo: il passo è più svelto, deciso. Sorrido nel vedere che ogni cosa è come la ricordavo. L'ambiente in sé non è cambiato molto...ciò che di più balza all'occhio sicuramente è il livello del fiume. Si è abbassato di molto. Me ne sono resa conto anche l'altra mattina, andando a lavoro: sotto i ponte di San Daniele è riemerso uno spiaggione. Ma dello spiaggione della luna ancora nessuna traccia. Mi piacerebbe fare un'esplorazione con la pioggia.
PRIMA ESPLORAZIONE
Disegnare le emozioni. Gli alberi sono davvero particolari, dovrebbero essere dei pioppi bianchi. Il tempo ha fatto loro uno strano scherzo: sono ricoperti di occhi, che si aprono, come ferite, nei punti in cui probabilmente prima c'erano dei rami. Mi sento circondata.

SECONDA ESPLORAZIONE
Dettagli e suggestioni. Mi sono messa a disegnare. All'improvviso non è più un albero è un cuore. Non un bosco, ma capillari e vene vive, che puntano al cielo. Mi perdo tra i dettagli della corteccia. Segni di grafite sul foglio. Ascolto gli uccelli.

TERZA ESPLORAZIONE
Le mani sono occupate. Oggi non voglio solo vedere, voglio osservare, sentire, toccare con tutti i sensi. Entro nel pioppeto, inizio a toccare le cortecce degli alberi. Lisce, ruvide, dalle insenature profonde o cosparse di protuberanze. Cerco quella che mi incuriosisce di più. L'ho trovata, ne voglio conservare una traccia. Inizio a sporcarmi le mani con il das, tracce rosse sulla corteccia. Lacrime arancioni cadono dagli occhi degli alberi. 
Ho il mio bottino: mi piace osservare come l'impronta di una corteccia non venga mai come te la aspetti. Non aggiungi nè sottrai nulla. Solo un'ombra tridimensionale. 
PRIMA ESPLORAZIONE
Probabilmente come ambiente micro è un po' troppo esteso, però se fosse ancora in piedi, la parte che effettivamente potrei vedere dell'albero rientrerebbe nello spazio di 1m x 1m. Mi piace quindi immaginarlo come 1m quadrato ma esteso orizzontalmente. In questo modo posso osservare tutto ciò che solitamente si trova a diversi metri di altezza, oltre il mio campo delle possibilità.
Sotto la corteccia il tronco è liscio, nemmeno un segno. E' duro e secco. Posso notare i diversi strati.
Dove i rami si dividono, le linee si separano, la corteccia si espande e si rompe. Un mondo orizzontale.
Funghi e muschi ne abitano la superficie, insieme ad alcune formiche a mio parere troppo grandi... ognuna misura quasi un centimetro di lunghezza. Tutto intorno ci sono erbacce, arbusti, erba e ortiche.
Dove il tronco si è spezzato che un piccolo riparo: oltre ad una fittissima rete di ragnatele sono presenti alcuni legnetti e qualche piuma... resti di un nido o traccia di un disperato tentativo di proteggersi dalle piogge battenti dei giorni scorsi?
SECONDA ESPLORAZIONE
"Di che colore mi sento: direi ARANCIONE!"

Il frottage è una delle tecniche che preferisco, perché mi consente di porre un filtro tra il mio occhio e l'oggetto che sto osservando: infinite sfaccettature di realtà si svelano al mio sguardo. 𝘜𝘯𝘢 𝘷𝘦𝘯𝘢𝘵𝘶𝘳𝘢 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘢𝘷𝘦𝘷𝘰 𝘷𝘪𝘴𝘵𝘰. 𝘘𝘶𝘦𝘪 𝘱𝘪𝘤𝘤𝘰𝘭𝘪 𝘱𝘶𝘯𝘵𝘪𝘯𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘤𝘳𝘦𝘥𝘦𝘷𝘰 𝘪𝘯𝘴𝘪𝘨𝘯𝘪𝘧𝘪𝘤𝘢𝘯𝘵𝘪 𝘦 𝘪𝘯𝘷𝘦𝘤𝘦 𝘤𝘢𝘮𝘣𝘪𝘢𝘯𝘰 𝘵𝘶𝘵𝘵𝘢 𝘭𝘢 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘰𝘴𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦.
È uno strumento che amplifica la conoscenza, permette di vedere attraverso linee e colori, percepire il materiale attraverso il suono ed il movimento che la matita o il pastello a cera fanno su di esso.
Vedere, percepire, sentire l'oggetto, gli edifici, i materiali: posso utilizzarlo con tutto ciò che mi circonda e scoprire sempre cose nuove.

Mi rendo conto che con il materiale naturale il frottage non funziona molto bene. Vorrei trovare un modo per portare con me una TRACCIA.

TERZA ESPLORAZIONE
Basta un gioco e passa la paura.
Come quando ai bambini si raccontano le fiabe o si canta una canzone per far passare la paura del mostro sotto al letto. Con questo piccolo escamotage della "caccia alle tracce" mi sono spinta oltre: oltre il sentiero, oltre le ortiche, oltre la paura. Ho cercato un contatto, molto più ravvicinato, con il tronco e le sue venature, la corteccia, le rientranze, le superfici. E' stato divertente, rilassante. Questo "esercizio di percezione" mi ha consentito finalmente di perdermi in natura. Ho sempre amato sporcarmi le mani.


Ora la mia mano assomiglia alla corteccia di un albero
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